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- III Brigata - Soldato
Yuri Fujiwara "Voglio vedere il sangue scorrere"
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Dati Personali
Data di Nascita: 7 Settembre (morta a 18 anni) Altezza: 1,85 m Peso: 75 kg Colore Energia: Rossa Grado Energia: Energia Echo (E) Interessi: Sangue, combattere Specialità: Tagliare qualsiasi cosa da cui possa uscire sangue Cibo Preferito: Takoyaki con salsa agrodolce
Statistiche
POW: 13 █████████████████████████ DEF: 16 █████████████████████████ MOB: 11 █████████████████████████ REI: 11 █████████████████████████ INT: 11 █████████████████████████ STA: 14 █████████████████████████
Descrizione
Occhi: Rossi Capelli: Molto lunghi, viola Gli unici cosmetici che uilizza sono: lo smalto per le unghie, rosso, e l'ombretto sopra e sotto agli occhi, sempre rosso. Veste la classica shihakusho da shinigami, al posto del reggiseno, che considera fastidioso, utilizza una lunga fascia che copre interamente il seno. Calza un paio di geta, sandali tradizionali giapponesi a metà tra gli zoccoli e le infradito, di forma ovale.
Normalmente è scontrosa e poco educata, salvo casi particolari. Assetata di sangue nel combattimento, di cui non è mai sazia e in cui non si tira mai indietro. Odia gli uomini deboli e codardi, quelli che la guardano con occhi lascivi, quelli che puzzano, quelli disonesti, quelli che interferiscono nei suoi duelli e quelli che la corteggiano. Adora il saké e, come suggerisce il suo nome, preferisce la compagnia femminile a quella maschile. Informazioni Speciali
La mia nuova vita inizia nella periferia del 78° distretto, Inuzuri, qui le anime sono più bestie che umane. Mi sono dovuta adattare, anche se non c'è voluto molto. Non mi fù difficile e non mi dispiaceva. Le mie mani erano sporche di sangue. E non mi dispiaceva. Collezzionavo occhi. Non certo per diletto. Gli uomini mi si avvicinavano con intenzioni... avete capito. E quando capivano che quello nella mia mano era il loro occhio, si allonttanavano urlando e srtisciando nella polvere. Patetici. Ai seguenti che si avvicinavano con le stesse intenzioni glieli mostravo, fingevano di non aver paura, ma alla fine si ritrovavano come i precedenti. Senza un occhio e nella polvere. Ancor più patetici. Furono tutti così i miei giorni nel Ruokongai? No. Viaggiai, lontano da quella feccia, lontano da dove devi elemosinare per del cibo. Lo trovavo disonorevole. Piuttosto i crampi per la fame. Trovai vitto e alloggio presso una gentile signora superato il 60° distretto. In cambio di qualche ora di lavoro, ovviamente. Non avrei accettato di vivere a sue spese. Col tempo, diventammo anche più di amiche. E' così che furono la maggior parte dei miei giorni. Dov'ero finita? Che posto era quello? Chi erano tutte quelle coppie a passegio vestite così bene? Era il mare quello che sentivo sotto il brusio delle voci umane? Dov'ero finita? E com'ero vestita? Non dovrei essere più alta? E la mia voce più adolescenziale? E chi è questa vecchina che mi sorride e mi prende in braccio? E perchè il mio istinto mi dice di rispondere al sorriso anzichè tentare di liberarmi? Dove mi porti gentile vecchina? Di chi è questa bella casa? Perché voglio entrare?
Era un sogno ricorrente negli anni successivi al mio arrivo in quella casa. Almeno 3 volte la settimana. Forse una fantasia.
Ancora lo stesso sogno. Questa volta però è notte. Sento la brezza marina, col suo odore, con la sua freschezza sulla mia pelle e trai i lunghi capelli. Non sono più piccola! E dove sono tutti? La gentile vecchina? Mi incammino verso la casa dove volevo sempre entrare, ma dove non sono mai entrata. Eccomi. Finalmente posso entrare. Non c'è nessuno. Neanche un mobile. Ma c'è qualcosa al centro della stanza al secondo piano. Quella a destra. Con una splendida rosa rossa disegnata sulla porta. E' un pò buio, ma la vedo chiaramente come il sole. Una katana. Un manico lungo ed una lunga lama contenuta in un fodero di varie sfumature rosse. La presi in mano e ne osservai la lama illuminata dal chiarore della luna che penetrava dalla finestra. Poi lo sentiì. Come un mormorio. Flebile. Soffocato. Da dove proveniva? Poi mi esplose in testa. SVEGLIATI! Mi svegliai di soprassalto, e li vidi. Sette occhi, che brillavano nel buio. Appartenevano a sette volti differenti. A sette uomini che avevano pensato di poter abusare di me. Vidi la signora. Contava dei soldi. Mi aveva venduta? Troia. Sette contro uno. Avrebbero avuto la meglio. Allungarono le mani. La mia testa elaborò un movimento semicircolare del braccio. Per allontanarli. Il mio istinto elaborò un movimento differente. Compiere due rotazioni col braccio disteso. Seguiì il mio istinto. Sette rose rosse sbocciarono da altrettante gole. Il braccio destro era più pesante del solito. Reggeva qualcosa. Anche il sinistro. Una katana. Anzi, la katana. Quella del sogno. Ed il fodero. Non mi domandai il perché ora la stessi stringendo tra le mani. La sentivo mia. I sette caddero a terra con le gole squarciate. Nel loro stesso sangue. Voltai lo sguardo verso la signora, sembrava terrorizzata. Andai in cucina e presi un coltello. Glielo consegnai. Non gli stavo concedendo una difesa. Ma una morte onorevole. Harakiri. Mi posizionai dietro di lei, che comprese il mio gesto. Un "mi dispiace" prima di sventrarsi. Un "lo so" prima di decapitarla. Non piansi. E me ne andai. Le mie mani erano sporche di sangue. Il mio pellegrinaggio continuò senza problemi rilevanti. Appresi molte cose mentre mi avvicinavo ai distretti contrassegnati da numeri più bassi. Innanzitutto, non tutti avevano la necessità reale di mangiare. Perlopiù erano piccole golosità. Oppure per il semplice gusto di certi alimenti. Se hai fame significa che il tuo spirito è forte. La delinquenza, in questi distretti, si limitava a piccoli furti e a qualche piccolo atto vandalico. Ragazzini esuberanti. Niente a che vedere con il peggio del distretto da cui provenivo. Appresi inoltre della presenza di strani individui dal kimono nero. Non li avevo mai visti. Sembravano temuti e rispettati. E alla cintola portavano una katana. La chiamavano Zanpakuto. E loro si facevano chiamare Shinigami. Che anche la mia fosse una Zanpakuto? Avevo anch'io la possibilità di divenire una Shinigami? Secondo loro si. M' indirizzarono verso il luogo chiamato Seireitei. Al centro del paradiso. Qui vivevano e venivano addestrati gli Shinigami. Qui mi venne insegnato a sfruttare appieno la mia forza. Qui mi venne insegnato il lavoro di uno Shinigami. L'uccisione degli Hollow. Le mie mani erano sporche di sangue. Ma questa volta, per una buona causa.
Chi no Mai - Ichibanchi: Un fendente, orizzontale, obliquo o verticale per ferire gravemente il nemico.
Chi no Mai - Chimidoro Sasu: Un affondo brandendo la zanpakuto con entrambe le mani.
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